Due passati. Uno da ricordare con nostalgia di un Comune ameno di villeggiatura, di miseria e nobiltà e un altro più recente da dimenticare di una periferia di Genova sinonimo di disagio ambientale, economico e sociale che sta vivendo in questi tempi una sua piccola, seppur discutibile, rivoluzione.
Del secondo vogliamo parlare e di ciò che un tempo era luogo di povertà economica e educativa e che oggi rappresenta un’opportunità unica per i vecchi e nuovi corniglianesi. Pensiamo solo alle qualificate presenze che si stanno insediando agli Erzelli.
Con un approccio lungimirante e soprattutto con il coinvolgimento dei residenti, Cornigliano può diventare il cuore pulsante della nostra città, avendo la possibilità di offrire ampi spazi per eccellenze e per una vita meno frenetica rispetto al caos cittadino.
Questa trasformazione non deve però prescindere dall’attenzione che l’amministrazione deve avere verso la sostenibilità ambientale attraverso idee e progetti condivisi con i residenti che vadano ben oltre la semplice rigenerazione urbana e l’allargamento di qualche marciapiede. Qualche pennellata di bianco qua e la non può bastare.
Mi spiego meglio. Strade, piste ciclabili, giardini e qualche parcheggio non devono essere più solo banali tracciati di cemento piantumati, ma devono essere pensati e realizzati con attenzione verso la sostenibilità, la socialità e la loro durata nel tempo. Non deve accadere, come è accaduto, che costose opere pubbliche debbano essere rifatte pochi giorni dopo la loro inaugurazione mentre altre vengano abbandonate a se stesse prive di ogni manutenzione periodica. Il mio pensiero va alla valletta Rio. S. Pietro, al Giardino lineare e alle aiuole su via Cornigliano.
Cornigliano, per gli spazi che può offrire, ha le potenzialità per diventare non solo un luogo dove risiedere, ma un autentico modello di vita per tutti, quella: “periferia fabbrica di idee e città del futuro”. (cit. R. Piano)
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