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Consorziarsi è bello ma non per certa politica.

Cosa sono, a cosa servono e come funzionano i consorzi tra associazioni e perché certa politica non li vede di buon occhio?

La politica romana, che le permise di governare un vasto e variegato impero, aveva tra le sue strategie più efficaci il “divide et impera”, ossia dividi e comanda che si rivelò fondamentale per mantenere il controllo sui territori. Venendo ai giorni nostri possiamo facilmente immaginare il perché  c’è spesso diffidenza e ostilità da parte di certa politica nei confronti di chi vuole mettere insieme realtà diverse per raggiungere determinati obiettivi comuni.

E’ altresì vero che esistono associazioni privilegiate, veri e propri bacini elettorali, che non hanno interesse a  mettersi insieme ad altri perché storicamente legate a questo o a quel partito e spesso al suo referente politico in turno, vero e proprio angelo custode del sodalizio, che vede e provvede alla bisogna. Ma questa è un’altra storia di cui parleremo magari in un’altra occasione.

Volutamente tralasciamo ogni spetto giuridico-amministrativo e analizziamo la cosa solo dal punto di vista dei benefici sociali che un consorzio comporta.  Il Codice civile definisce il consorzio come un contratto con cui più soggetti, associazioni del territorio nel nostro caso,  che istituiscono un’organizzazione comune per lo svolgimento di determinate azioni condivise nel rispetto di uno statuto e di linee guida condivise.

Più semplicemente il consorzio è un’alleanza tra associazioni e/o comitati, dove all’interno ognuno degli aderenti continua ad avere la propria autonomia, fatta con lo scopo di perseguire obiettivi che, altrimenti, da sole le singole associazioni non potrebbero raggiungere o potrebbero farlo con enormi difficoltà.

Possiamo immaginare un consorzio di associazioni che potrebbe gestire per fini pubblici collettivi villa Serra, ad esempio, visto che il museo dell’acciaio non si fa più, o altri spazi che potrebbero nascere a Bombrini. Altro consorzio potrebbe richiedere, attraverso un patto di collaborazione, la gestione del parco della valletta Rio S. Pietro una volta riqualificato per farne un centro estivo per ragazzi di rilevanza cittadina e, perché no internazionale, considerato che il sito è di rilevanza floro- faunistica. Lasciamo a voi immaginare mille altre possibilità.

L’unione fa la forza. È questa la principale ragione per cui due o più associazioni e/o comitati si associano per dar vita a un consorzio. Pensate, ad  esempio, ai vantaggi di condividere conoscenze ed esperienze, mano d’opera in occasione di grandi eventi e la partecipazione a bandi pubblici con altri che potrebbero avere parte di quelle caratteristiche richieste dal bando che a noi mancano.

Tutto questo sarà possibile solo se l’associazionismo corniglianese non pensi solo al proprio orticello ma sappia vedere lontano con la saggezza di chi vuole provvedere per tempo agli interessi di un’intera comunità, e non solo i propri, agendo così di conseguenza.

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