Un quartiere come il nostro può trovare al suo interno la forza, la determinazione e la capacità di autogestirsi attraverso il TERZO SETTORE “Per Terzo settore si intende il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi”
E poi ancora: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale” (art. 118 Costituzione, c. 4). Intendiamoci non dobbiamo battere moneta immaginando Cornigliano come una sorte di principato di Seborga ma pensando ad un quartiere come tanti altri della nostra città dove coesistono moltissime realtà associative, commerciali, ludiche, imprenditoriali e libere professioni quasi sempre affiliate a organismi nazionali riconosciuti o ad associazioni di categoria che dietro una forma di tesseramento o comunque di pagamento di quote annuali garantiscono, o dovrebbero garantire, rappresentanza e assistenza in ogni campo.
Le formazioni e le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche, le associazioni di datori di lavoro e le amministrazioni pubbliche sono esclusi dal Terzo Settore ma nulla vieta loro la possibilità di consorziarsi per le problematiche locali non rivolgendosi così a pletorici carrozzoni che devono occuparsi di molte cose e non di specifiche localizzate problematiche. E il nostro quartiere ne ha tante.
Allora perché continuare ad affidare altrove le proprie istanze, proposte e necessità quando possiamo cercare di soddisfarle, almeno in gran parte, da noi stessi? Perché commercianti, associazioni, imprenditori, circoli, società sportive e ludiche, liberi professionisti e (perché no) Parrocchie corniglianesi non possono consorziarsi in un unico soggetto che li rappresenti ad ogni livello applicando tra loro principi di sussidiarietà e mutualità?
Non avremo bisogno di cercare altrove un legale, un professionista, un commercialista, un operatore specializzato perché lo avremo al nostro interno tra i nostri aderenti, sul nostro territorio e animati tutti da un unico scopo; quello dell’autodeterminazione di questo quartiere.
Guardate che non intendo una specie di “Comitato dei festeggiamenti” ma di un unico forte e serio interlocutore politico indipendente che parli e tratti su tutto con l’Amministrazione e con altri soggetti in gioco. Questa proposta, che è una vera e propria rivoluzione che andrà valutata e elaborata e che non piacerà a certa politica, mi auguro possa essere motivo di discussione.
oerre
