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“…c’era una gran voglia di aggregazione….” Di Antonio Di Lorenzi

Nell’immediato dopoguerra c’era una gran voglia di “aggregazione”, c’era la necessità di stare assieme e quindi, sembra incredibile, di socializzare…”senza i social“. Ecco quindi nascere un po’ ovunque, circoli ricreativi, società sportive e club di vario genere. La “Bocciofila Ernesto Savio” (dagli anni ’70 poi “Bocciofila Corniglianese“) prese il nome da un partigiano friulano, ucciso dai nazisti il 24 Aprile del 1945, davanti alla stazione. Semi nascosta fra i tigli e le querce di Piazza Rizzolio, prese vita così uno dei centri ricreativi più importanti di Cornigliano. Le bocce: che passione. A Genova questa disciplina ebbe sempre una grande importanza e partecipazione. Accostare il più vicino possibile la boccia al piccolo pallino, attraverso una meticolosa preparazione mentale, al perfetto bilanciamento della forza del braccio. E poi…la bocciata: il momento più spettacolare, enfatico e teatrale. Colpire la boccia avversaria dopo una breve rincorsa, quello “schiocco” metallico che si propagava nell’aria e che faceva esultare o disperare, a seconda dell’appartenenza. La “Storia” di Cornigliano inoltre, ha sempre fatto in modo che che Bocciofila e Croce Bianca, procedessero sempre mano nella mano, vicine, inseparabili, rispettose l’una dell’altra. Alla fine degli anni ’60 poi, la mia esperienza con la Bocciofila diventa diretta. In un primo momento come “ragazzo-giocatore“, con qualche piccolissima soddisfazione personale, in seguito, una vera e propria “full immersion” mi permise di entrare veramente nella realtà di questo ambiente. Davo una mano al bar, gestito dai miei genitori: stavo con loro, con i pensionati nonché soci della Bocciofila, dalla mattina alla sera. Sentivo i loro discorsi, mi confrontavo con loro, mi raccontavano i segreti della vecchia Cornigliano e, finalmente, sempre grazie a loro, imparai in breve tempo a parlare “fluidamente” il genovese. Una scuola di vita vera e propria. Molti di loro parlavano ancora di Via Regina Margherita al posto di Via Gattorno oppure di Via Gentile riferendosi alla “mia” Via Brighenti. Poi ci fu un momento in cui il futuro della Bocciofila venne seriamente minacciato dal Demanio (proprietario del terreno) e quindi, dei campi da bocce. Apriti cielo: in quei giorni non ci fu un solo pensionato che non entrò in rivolta permanente per questo scempio. Intervenne addirittura “Tele Città“, una TV locale di quei tempi che, con un servizio filmato portò a conoscenza dell’opinione pubblica questo tentativo di sfratto. In capo a pochi giorni l’allarme rientrò e la Bocciofila, con i suoi pensionati incavolati ad oltranza e molto più modestamente del sottoscritto, tirarono tutti un sospiro di sollievo. Fra i “Presidenti” che si sono avvicendati nella lunga storia di questa società, ricordo volentieri mio zio Serafini Nello: qualcuno ricorderà il suo negozio di Ottica, proprio sotto la scuola Alessandro Volta. E poi, il brillante Dottor Nino Di Maio, il medico che aveva lo studio appena dopo Piazza Mario Conti. Ancora oggi, che ad essere pensionato tocca a me, mi capita spesso di pensare a loro, “ai miei pensionati”. Li rivedo tutti, uno per uno, in una sorta di “Antologia di Spoon River” e, se solo avessi la “penna giusta” di loro potrei scrivere un libro. Invece, mi limito molto più modestamente a ricordarli, a vederli scorrere nella mia mente, imprecanti per aver sbagliato una bocciata o per aver calato l’asso, nel bel mezzo di un’indiavolata partita a “Scopone”, nel momento meno opportuno. Ogni tanto, nei “nostri” locali, si celebravano anche le cosiddette “pause boccistiche“: veglioni di Capodanno, serate della Befana e coloratissime sfilate di Carnevale. La Bocciofila era anche questo: integrazione e partecipazione al tessuto sociale. Erano serate fantastiche: ne ricordo una in particolare, una serata passata ad aspettare l’anno nuovo dal mio tavolino dotato di panettone, moscato e cioccolatini. Di tanto in tanto si avvicinava ai tavolini un bizzarro sassofonista brasiliano che, con il suo sax dorato, rendeva l’atmosfera davvero magica. Poi, come spesso accade, tutto sfuma e tutto lentamente finisce. Progressivamente, con il passare degli anni, la Bocciofila perse di importanza, complice anche la netta trasformazione dei tempi, dei nostri interessi e delle nostre abitudini. Oggi, di tutto questo, resta soltanto una malinconica insegna, testimone dei “tempi che furono”. Più che un’insegna ormai, potrebbe essere una sorta di targa commemorativa, destinata a far sorridere beatamente i “miei pensionati”, ovunque essi si trovino.

(NDR): La Bocciofila non esiste più e a Cornigliano non è rimasto un solo campo per la pratica dello sport. Dopo avere ospitato per un po’ di tempo la palestra dell’ASD Celano boxe la costruzione viene demolita per far posto ad un parcheggio auto per la Polizia di Stato e la Pubblica assistenza Croce Bianca. Dopo decenni ci si rende conto dell’esistenza di un vincolo idrogeologico che non consente su quel sedime alcuna costruzione. Meglio tardi che mai. Peccato che poco più a monte sopra lo stesso rivo soggetto a vincolo vengono costruiti dei box.

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